Collezione Anatomica Paolo Gorini
IndietroDescrizione:
Il museo "Paolo Gorini" lentamente, anche grazie alle cure di Alberto Carli, consulente dell'ASL, va ritrovando una sua precisa collocazione storica nell'itinerario dei ricordi goriniani. Fra i 169 preparati esposti, a chi sa osservare, Gorini ancora sussurra che il suo intento non era quello di un necrofilo, ma la precisa volontà di uno studioso perfettamente inserito in un certo "milieu" scientifico del secondo Ottocento. La salma di Pasquale Barbieri, preparata nel 1843 da un Gorini entusiasta e appena trentenne, riposa ancora incorrotta, nella sua teca, fra le mura dell'ospedale Vecchio. Così come i due neonati che il professore inviò a Milano perchè fossero esaminati da una commissione dell'Istituto lombardo di scienze, lettere e arti. La collezione di teste che già Carlo Alberto Pisani Dossi, "romantico in ira alle regolari leggi del bello", ricordava nelle sue "Note Azzurre": "...vive di una vita eterna e osserva con occhi di vetro i visitatori del museo". Tuttavia la collezione goriniana non si deve intendere come un museo dell'orrore, ma come una raccolta scientifica di prima importanza e un bene storico, testimonianza preziosa di una Lodi dispersa nel tempo.
Paolo Gorini (Pavia 1813, Lodi 1881) svolse generosa attività di ricerca e divulgazione in campo matematico, geologico e anatomico. In particolare lo scienziato mostrò vivo interesse per la conservazione e il dissolvimento della materia organica in un periodo storico decisivo per le sorti dell'Italia e caratterizzato da un intenso fervore nei confronti dei misteri della vita. Legato in amicizia a Gaetano Pini, ad Agostino Bertani e ai nomi più celebri della vicenda politica e scientifica dell'Italia risorgimentale, Paolo Gorini si rese autore nel 1872 della pietrificazione del grande cospiratore Giuseppe Mazzini e due anni più tardi dello scrittore protoscapigliato Giuseppe Rovani. In questo senso, lo studioso si lega fortemente alle tensioni creative che mossero buona parte della letteratura italiana coeva. La figura e l'opera di Paolo Gorini sembrano infatti intrecciarsi alle prose e ai versi di certa Scapigliatura che, tra lezioni di anatomia e suggestioni baudelairiane, andava sviluppandosi a Milano. In questa prospettiva, dunque, bisogna guardare a Gorini come ad uno studioso inserito nel clima culturale ottocentesco che non poteva mancare di colpire la fantasia di una letteratura espressa tanto dalla narrativa quanto da una rinnovata e capillare divulgazione scientifica. Il Museo ospita oggi quello che resta dell'estesissima collezione anatomica che Gorini seppe approntare nell'arco della sua vita. I preparati qui esposti non solo testimoniano un atteggiamento scientifico oggi inusuale, ma pure rivelano l'alacre attività di uno scienziato che non si può dimenticare. Lodigiano di adozione, Paolo Gorini finì per legarsi visceralmente alla città che poco dopo la scomparsa dello studioso innalzò in suo onore il monumento che ancora oggi si trova davanti all'Ospedale Vecchio e che ancora dona a chi lo osserva lo sguardo severo e ironico insieme dello sperimentatore. L'esposizione dei preparati anatomici di Paolo Gorini trova oggi teatro nell'elegante cornice di un piccolo chiostro quattrocentesco dalla storia travagliata.
Il chiostro è ancora oggi considerato uno dei beni artistici nazionali e del Lodigiano in particolare. Esso è per eccellenza il luogo della memoria storica della città. Infatti, "vi erano raccolte, fino ai primi dell'Ottocento, lapidi e iscrizioni antiche". Solo nell'Ottocento si sottopose la struttura a restauro: venne deciso di ricostruire il nuovo loggiato con archi a tutto sesto che sostituirono quelli ribassati e preesistenti. Il porticato terreno è formato oggi da sedici archi ai quali fanno da contrappunto i quaranta archi minori del superiore loggiato. Tale particolarità della loggia che raddoppia o semplicemente accresce tali archi è di matrice squisitamente lombarda.
Tra le due imposte degli archi appoggiantisi sull'abaco della colonna emerge un piatto tondo in terracotta con la colomba recante in becco un ramoscello d'ulivo, simbolo del Santo Spirito. Il pozzo, ancora presente al centro del piccolo Chiostro della Farmacia, ricalca lo stile che lo circonda: ha un basamento marmoreo e quattro colonne che sorreggono un tetto in terracotta. Sul vertice degli spioventi un'asta ferrea ornata dalla colomba laudense ripete il motivo delle formelle.
La collezione di Paolo Gorini raccoglie oggi una minima parte del numero reale di preparati che vennero curati dallo scienziato. Certo non si vuole "esibire una raccolta di macabri reperti", ma soprattutto, si desidera portare a conoscenza del pubblico i preparati goriniani "come strumento di divulgazione di un messaggio scientifico e le due salme mummificate quali espressioni dell'esigenza spirituale del Gorini di salvaguardare il corpo umano dal disfacimento e dalla corruzione della morte". A tale scopo contribuiscono anche le immagini affrescate che ornano il soffitto del museo. La stessa sala in cui sono attualmente conservati i reperti ha una storia antica: se in principio fu Sala Capitolare della Corporazione del Santo Spirito di Carità che gestiva l'antico nosocomio, in seguito essa venne usata come sala operatoria, come reparto ortopedico e, solo in seguito, come aula magna per conferenze e riunioni scientifiche.
Lo splendido soffitto affrescato a grottesche venne eseguito da Giulio Cesare Ferrari nel 1593. L'autore di tale opera d'arte non ha lasciato di sé altre testimonianze, alla luce delle ricerche svolte. Tuttavia si ritiene che egli fosse allievo dell'emiliano Baglioni e il Timolati ebbe a sostenere che l'affresco, di vaste dimensioni, non potesse essere opera di una sola mano. Nacque così l'ipotesi che l'autore, Giulio Ferrari, fosse stato aiutato nel completamento dell'opera dal fratello Cesare, anch'egli artista. Le scene di caccia, i ludi e le immagini ancora ricche di favolistiche atmosfere e di sentori mitologici vennero restaurate nel 1981 dall' architetto Renato Girardi di Monza e conservano ancora lo splendore originario.
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Città:
LODIIndirizzo:
P.zza Ospitale 10 - c/o ASL della Provincia di LodiNumero di telefono:
0371/409238 (Ufficio I.A.T. Lodi)Numero di telefono 2:
0371 374569Orari:
Apertura:martedì 10:00 - 12:00; mercoledì 18:00 - 20:00; sabato 9:30 - 12:30
Prezzi:
Ingresso gratuito e senza prenotazione.
Chiuso:
Holyday, Lunedì, Giovedì, Venerdì, DomenicaImmagine:
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